domenica 30 dicembre 2012


E' morta Montalcini, la donna della Scienza


10 dicembre 1986. Rita Levi Montalcini
riceve il premio Nobel per la Medicina
dal re Carlo Gustavo di Svezia, a Stoccolma. (Ansa)
30.12 - E'  morta nella sua abitazione a Roma, a 103 anni, Rita Levi Montalcini premio Nobel per la Medicina nel 1986, senatrice a vita. Era nata a Torino, di famiglia ebrea sefardita, il 22 aprile 1909. La sua frase simbolo: "Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente".
"La comunità scientifica perde oggi un autorevole esponente che nella sua lunga intensa vita ha testimoniato con straordinaria lungimiranza e fermezza il valore e l'importanza della ricerca scientifica. A lei dobbiamo tanto. Ha sostenuto, formato, entusiasmato, generazioni di giovani talenti, abbattuto pregiudizi, liberato energie, spianato percorsi, fatto della ricerca un baluardo di democrazia. Per questo e non solo, è difficile sintetizzare in una breve dichiarazione il vuoto che lascia nella comunità scientifica e in noi tutti, indipendentemente dalle competenze e dai ruoli", dichiara il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, prof. Luigi Nicolais. "Rita Levi Montalcini ha rappresentato, al di là di ogni retorica, un pezzo di storia: per lo straordinario valore delle sue ricerche, che hanno consentito di acquisire nuove e fondamentali conoscenze, attestato dal premio Nobel, e per la sua testimonianza umana. Di lei ricordiamo oltre allo straordinario contributo scientifico, il costante e nobile impegno in campo sociale e l'impulso etico che ne hanno animato l'intera esistenza. Costretta a espatriare dalle leggi razziali, Levi Montalcini è tornata a svolgere la sua attività in Italia, dimostrando in tal modo il legame profondissimo che la univa al nostro paese. E' per noi motivo di commosso orgoglio ricordare, in questa triste occasione, la sua prolungata collaborazione con il CNR: dal Centro di Ricerche di neurobiologia, al Laboratorio di Biologia cellulare, fino all'Istituto Europeo di Ricerca sul Cervello-EBRI".

Con la vittoria de L'Unione di Romano Prodi alle elezioni politiche del 2006, la scienziata, in qualità di senatrice a vita, accordò la fiducia al governo Prodi II. In quel periodo, a causa della propria ridotta capacità visiva, rifiutò la presidenza del Senato provvisoria che le spettava per anzianità nel periodo d'elezione. In tutti gli scrutini dichiarò d'aver votato Franco Marini. Sostenne il governo Prodi fino alla sua caduta, pur senza partecipare ai lavori delle commissioni parlamentari. Negli stessi giorni la Lega Nord proponeva un emendamento alla legge finanziaria per abolire e spostare alcuni stanziamenti pubblici dalla fondazione EBRI, centro di ricerca sul cervello a Roma voluto dalla scienziata, in collaborazione con la Fondazione S. Lucia e dal CNR, verso la Fondazione di ricerca dell'Ospedale San Raffaele di Milano, fra i cui soci risultava Fininvest, di cui la Lega stessa faceva parte e che già con la Finanziaria 2005 aveva ricevuto 15 milioni di euro.
La senatrice intervenne in aula per spiegare la propria decisione di non partecipare alla votazione sull'emendamento per conflitto di interessi, affermando: «Signor Presidente, io non voterò, ma ringrazio molto quanti si rendono conto dell'attività svolta dall'istituto EBRI per la scienza italiana. Sono veramente molto grata a tutti coloro che si rendono conto di quanto stiamo facendo per la scienza, che mai è stata così utilmente portata avanti. Grazie infinite». L'emendamento della Lega Nord venne in seguito respinto a larghissima maggioranza con 173 voti contrari, 57 astenuti e 75 voti a favore.
Anche in quell'occasione la Lega Nord allora di Bossi, oggi di Maroni, si distinse per il suo "acuto ed irreprensibile senso dell'interesse pubblico". (Heos.it)
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Il giorno più nero della Camera dei deputati
30.12 - "Il giorno che la Camera dei deputati della Repubblica italiana ha votato una mozione nella quale si sosteneva che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Non ce l'ho fatta più, la mia coscienza si è ribellata. Esiste un limite, quel limite si era varcato. Anche perché fino a quel momento avevo già dovuto mandare giù troppe cose". (Gaetano Pecorella, parlamentare Pdl, Corriere.it del 30.12.12)
Tutte le previsioni sballate

30.12 - Una previsione, per essere verificabile, deve essere circostanziata. Viceversa nelle affermazioni generiche o incomprensibili come le quartine di Nostradamus, si troverà sempre, a posteriori, un adattamento al presente, per cui diventa facile costruire attorno ad essa una previsione "azzeccata" che, a quel punto, si potrà pubblicizzare per veritiera e guadagnare dalle tasche dei creduloni.
Prendiamo ad esempio quella del 21 dicembre ossia l' inesistente profezia basata sul calendario Maya i quali, in realtà, non avevano previsto alcun cataclisma ma dicevano solo che era giunto il momento di girar la pagina del loro complicato calendario.
E il campo magnetico terrestre? Non si è invertito. Ma basta avere pazienza: prima o poi lo farà davvero. Da circa duemila anni sta lentamente diminuendo. Solo che bisognerà campare almeno 1 milione di anni. C'è in giro qualcuno che ha intenzione di prendere la pensione così a lungo con la Fornero pimpante in circolazione? L’ultima variazione del campo magnetico terrestre è avvenuta settecentottantamila anni fa ...
E le tempeste solari? Ogni undici anni il Sole si avvia verso un massimo di attività, che raggiungerà probabilmente tra qualche mese. Avremo qualche bella aurora boreale.
Asteroide? Nessuno ci è piombato sulle nostre corna. L’Unione Astronomica Internazionale mantiene aggiornata la lista degli oggetti celesti potenzialmente pericolosi. Attualmente però non ce n’è alcuno che possa preoccupare. Potrebbe accadere in futuro. Ma non è roba da maghi bensì da matematici che devono calcolare le orbite.
Politica nazionale e internazionale. Questo è un terreno ancora più difficile. è meglio stendere un velo pietoso su tutte le previsione sballate del 2012. Come sempre ...

venerdì 28 dicembre 2012

Sud Africa, droni Usa per proteggere i rinoceronti


Il drone "Arcturus T-20" in volo
28.12 - Per fermare lo sterminio di rinoceronti da parte dei bracconieri pericolosamente attivi in Sud africa, Clive Vivier, co-fondatore della riserva naturale sud africana, Zululand nella regione del KwaZulu-Natal, si è rivolto al Dipartimento di Stato (Usa) per acquistare 30 droni tipo "Arcturus T-20" da impiegare contro i cacciatori senza scrupoli. L'insolita iniziativa è stata riportata dal giornale britannico "The Guardian".
Nel 2012 sono stati uccisi oltre 650 esemplari di rinoceronti per soddisfare la domanda di corni proveniente dall'Estremo Oriente. Un dato statistico sottostimato per Vivier, in quanto la realtà potrebbe raggiungere i 1.000 esemplari uccisi, su una popolazione di appena 20.000 rinoceronti presenti in Sud Africa.
Clive Vivier adesso aspetta sia il via libera del Dipartimento di Stato per procedere all'acquisto, sia le autorizzazioni da parte delle autorità del sud Africa. Il drone  (velivolo senza pilota)  Arcturus T-20 è stato sviluppato in California (Usa) nel 2009, pesa a pieno carico 79 kg,  ha una lunghezza di 2.8 metri, un'apertura alare di 5,2 metri può volare in perfetto silenzio per 16 ore ad un'altezza di 5.500 mila metri alla velocità di 167 km/h.
La totale mancanza di rumore e le sue potenti macchine fotografiche ad infrarossi sono i requisiti essenziali per filmare, fotografare, e catturare il bracconiere nella sua folle attività.
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Pc quantistici, un chip anticipa
il comportamento degli elettroni

28.12 - Per la prima volta, dopo due anni di tentativi falliti, quattro gruppi internazionali di ricerca, lavorando in totale indipendenza, sono riusciti a sfruttare le anomale proprietà dei quanti (particelle di luce), per risolvere il problema relativo al "campionamento del bosone". Una "sfida" lanciata dal Mit di Boston (Usa) nel 2010. In altre parole sono riusciti ad anticipare, a predire, quale comportamento avrebbero assunto alcuni elettroni all'interno di un dispositivo ad hoc.
I chip quantistici costruiti dai quattro gruppi di ricerca hanno mostrato per la prima volta di essere in grado di risolvere il problema del "campionamento del bosone" in maniera molto più efficace di quanto riescano a fare gli attuali supercalcolatori, che possiamo, a questo punto, definire come "classici". Lo studio è stato pubblicato sulle riviste Science e arXiv, ed è frutto del lavoro di un team di ricercatori italiani coordinati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), e dai loro colleghi delle università del Queensland (Australia), Oxford (Regno Unito) e di Vienna (Austria).

giovedì 27 dicembre 2012

Antartide, i ghiacci si sciolgono
con un ritmo doppio rispetto alle previsioni


28.12 - In base ad una nuova rilettura dei dati dati raccolti dal 1958, gli scienziati hanno rilevato che i ghiacci dell'Antartide occidentale si stanno sciogliendo con un ritmo doppio di quanto si pensasse. è stato misurato che in quest'area del Polo Sud si è verificato, in 52 anni, un aumento medio delle temperature di 2,4 gradi: il triplo di quanto avvenuto nel resto del pianeta. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Geoscience è stato coordinato dall'Università dell'Ohio (Usa). 
Siberia, trovati microrganismi che possono vivere su Marte

28.12 - Trovati nel terreno perennemente ghiacciato (il permafrost) della Siberia, alcuni microrganismi che sono in grado di adattarsi anche al clima estremo di Marte. La scoperta è stata fatta da un gruppo internazionale di ricercatori coordinato dall'Università della Florida (Usa). La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Pnas.

mercoledì 26 dicembre 2012

Cina dei record: inaugurata l’alta velocità più lunga al mondo


Pechino. I treni ad alta velocità
che congiungeranno la capitale con Canton
26.12 - La Cina ha messo in servizio, oggi, la più lunga linea Tav, treni ad alta velocità del mondo: la Pechino-Guangzhou (Canton), lunga 2.298 km. Adesso viene percorsa in 8 ore anziché in 22 ore come in passato. La tv di Stato cinese ha trasmesso in diretta le immagini della partenza del primo convoglio e dell’interno dei vagoni. I treni sulla linea viaggeranno alla media di 300 km all’ora e faranno 35 fermate. La data per l’inaugurazione, il 26 dicembre, coincide con la nascita di Mao Zedong.


lunedì 24 dicembre 2012

Nei pipistrelli c'è il segreto dell'immunità alle malattie
24.12 - In un prossimo futuro potrebbe essere riprodotta negli esseri umani la capacità che i pipistrelli possiedono per difendersi da tossine e virus mortali come Ebola, Sars e Hendra. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricerca del The Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (Csiro,Australia) e del Genome Institute di Pechino. Questa particolare genetica dei pipistrelli adesso viene indagata allo scopo di produrre nuovi trattamenti per tumori e malattie infettive mortali.

sabato 22 dicembre 2012

Firmate due nuove convenzioni tra INGV e Protezione civile
Istituito il "Centro per la Pericolosità Sismica"

22.12 - Sono state firmate ieri 21 dicembre due nuove convenzioni tra il Dipartimento della Protezione Civile e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
La prima convenzione, il cui importo è di 10 milioni di euro, riguarda le attività di servizio che l’INGV svolgerà nel 2013 in continuità con quanto fatto negli anni passati: garantire la sorveglianza sismica e vulcanica del territorio nazionale, il mantenimento delle banche dati, nonché le attività di divulgazione, educazione e sensibilizzazione della popolazione sui rischi sismici e vulcanici.
La seconda, per la quale sono stati destinati 500mila euro, prevede l’istituzione di un "Centro per la Pericolosità Sismica" presso l’INGV: nel corso di quest’anno saranno potenziati le banche dati e i modelli di calcolo per la realizzazione di stime di pericolosità sismica a lungo, medio e breve termine, creando l’infrastruttura informatica necessaria.
In futuro, il nuovo Centro potrà diventare una struttura permanente di riferimento con il compito di trasferire in modalità pre-operativa e operativa i risultati e gli avanzamenti della ricerca scientifica e tecnologica – a livello nazionale e internazionale – in materia di pericolosità sismica, inclusi quelli sviluppati con i progetti regolati dalla Convenzione in atto tra il Dipartimento e l’INGV per gli sviluppi scientifici. Una volta sperimentati in fase pre-operativa, i risultati di tale attività potranno, quindi, essere utilizzati sui molti fronti della prevenzione sismica, a partire dall’aggiornamento delle mappe di pericolosità necessarie alla progettazione delle costruzioni in zona sismica, fino alla definizione delle priorità territoriali per gli interventi di rafforzamento delle costruzioni nei successivi anni.
L’istituzione del Centro e la creazione della relativa infrastruttura concretizzerà, tra l’altro, le raccomandazioni contenute nel rapporto finale della Commissione Internazionale sulla Previsione dei Terremoti per la Protezione Civile, istituita a seguito del terremoto del 6 aprile 2009.
Trento, il 2013 porta Tifpa, il nuovo istituto
di fisica e tecnologie


22.12 - Un nuovo Centro Nazionale dell’ INFN dedicato alla ricerca in fisica fondamentale e alle sue applicazioni nascerà a Trento nel 2013. Si chiama TIFPA (Trento Institute for Fundamental Phisycs and Application). E’ stato istituito dall’INFN e sarà ospitato nel Dipartimento di Fisica dell’ Università di Trento. Il nuovo centro vedrà l’apporto dell’Università di Trento, della Fondazione Bruno Kessler e dall’Agenzia Provinciale di Trento per l’Adroterapia (ATreP).
Il centro svilupperà ricerche sia in fisica di base sia nel settore della innovazione e del trasferimento su specifiche piattaforme tecnologiche. In particolare si occuperà di: Sviluppi e applicazioni di microsistemi al silicio basati su sensoristica e microelettronica usata per esperimenti di fisica delle particelle. Ad esempio i “silicon photomultiplier” (fotomoltiplicatori al silicio), dispositivi a stato solido in grado di rivelare i singoli fotoni, con applicazioni nel settore della fotonica che coprono un mercato mondiale stimato in un miliardo di euro all’anno;  nuove strumentazioni per le ricerche nello spazio: rivelatori al silicio per misura di precisione della radiazione cosmica carica e neutra, strumentazioni per la rivelazione di onde gravitazionali, microbolometri per la futura generazione di esperimenti dedicati alla misura della radiazione cosmica primordiale; analisi di grandi quantità di dati scientifici, in particolare nel settore spaziale, e tecniche di supercalcolo;  Strumenti e tecniche di tecnologie innovative in relazioni alle applicazioni di tipo medico e biomedico. Al riguardo entro la fine del 2013 è prevista l'entrata in funzione di una nuova macchina per la prototerapia, che comprende una linea di fascio di protoni da 220 MeV dedicata alla ricerca scientifica.
Per il direttore straordinario indicato dall’INFN, il professor Graziano Fortuna, “il territorio trentino è sede di competenze scientifiche e ha una grande tradizione di trasferimento tecnologico verso il mondo delle imprese e dei servizi. Da anni l’INFN è presente in particolare con una forte collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler e con il Gruppo Collegato al Dipartimento di Fisica”.
Per il professor Roberto Battiston, presidente della commissione di fisica astroparticellare dell’INFN, dal primo novembre trasferito all’ Università di Trento da quella di Perugia, “non a caso proprio dal territorio trentino vengono i seicento rivelatori al silicio montati sull’esperimento AMS-02 installato nel 2011 sulla Stazione Spaziale Internazionale e quelli presenti nell’esperimento ALICE al CERN”. L’inaugurazione di TIFPA avverrà a Trento il prossimo 15 gennaio alla presenza del Ministro del MIUR, Profumo.

venerdì 21 dicembre 2012

Le idee dovranno pervenire entro il 28 gennaio 2013
Padova, nasce il Premio Bembo


21.12 - Nel nome di Pietro Bembo nasce un nuovo Premio tutto made in Padova. A promuoverlo sono, congiuntamente, l'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. È rivolto a tutte le associazioni culturali della città invitate a ideare e sviluppare "delle produzioni artistiche in onore di Pietro Bembo".
Il focus del progetto riguarda la figura del Bembo nelle sue diverse sfaccettature: protagonista culturale, letterato, collezionista d'arte, uomo di relazioni e stato, infine cardinale.
Il Premio nasce per avvicinare la città alla grande mostra che la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha in calendario dal prossimo 2 febbraio, a Palazzo del Monte di Pietà, in Piazza Duomo.
"Ricordare la figura del Bembo, non a tutti così familiare, è certo un'iniziativa molto importante e di alto valore culturale", affermano gli organizzatori del nuovo Premio. "Veneziano di nascita e padovano di elezione, egli fu poeta, storiografo e bibliotecario della Repubblica Veneta, e il letterato che influenzò in modo determinante la letteratura rinascimentale. È a lui che dobbiamo infatti l'italiano che usiamo ancora oggi. Nel 1525 pubblica le Prose della volgar lingua che per la prima volta codificano l'italiano come lingua nazionale, basata sulle opere di Dante, e soprattutto di Petrarca e Boccaccio".
La presenza di una personalità come quella del Bembo influenzò non poco la vita culturale e lo stesso prestigio di Padova. Alla casa dell'intellettuale, in via Altinate - oggi sede del Museo della Terza Armata -, giungevano in pellegrinaggio le maggiori personalità del momento, dall'Ariosto al Cellini, per confrontarsi con l'illustre inquilino.
La mostra, riportando a Padova, 500 anni dopo, i capolavori che il Bembo aveva riunito nella sua dimora padovana, il primo Museo al mondo, è non solo importante ma irripetibile. Di qui anche questo nuovo Premio, stimolo ulteriore a scoprire, attraverso la grande mostra, uno dei momenti più alti della storia culturale della città.
Le idee che le associazioni culturali padovane produrranno intorno al Bembo dovranno pervenire all'Assessorato alla Cultura entro il 28 gennaio 2013. Una giuria di sei esperti valuterà i progetti e selezionerà, sulla base "della originalità artistica" il vincitore. I proponenti dei progetti selezionati avranno tempo sino al 3 marzo per realizzarli.
Al Premio potranno concorrere elaborati di qualsiasi genere: dramma, commedia, satira, recital, reading, intervista impossibile. I progetti dovranno essere inviati in forma digitale a: cultura@comune.padova.legalmail.it
Chi fosse impossibilitato ad inviarlo per mail può spedirne una copia, entro la medesima data, al seguente indirizzo: Comune di Padova - Settore Attività Culturali/Segreteria - Via Porciglia 35 - 35121 - Padova.
Il bando è  sui siti del Comune: http://padovacultura.padovanet.it - http://www.padovanet.it - http://www.padovanet.it/noprofit, Facebook,  www.fondazionecariparo.it
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Berlusconi sempre più disperato: non riceve telefonate
 e anche Bossi lo scarica

21.12 - Brutta giornata questo 21 dicembre per Berlusconi. E non a causa dei Maya. Berlusconi è stato scaricato anche da Bossi: "Difficile un accordo con lui premier" riportano le agenzia di stampa. L'ex presidente inoltre si lagna (come al solito del resto) anche con l'algido presidente Monti perché non gli ha neppure telefonato nonostante gli avesse "offerto" (sic!) di guidare i moderati del Pdl, il partito di sua proprietà che finanzia e gestisce direttamente come un'azienda (in perdita). Berlusconi se ne deve fare una ragione. Monti è un politico di rango. Non cade nelle sue banali trappole mediatiche preparate dai suoi mediocri comunicativi privi di fantasia e rinforzati da sondaggisti a comando.
Speriamo che nel grossolano trappolone comunicativo di Berlusconi che prevede ancora una volta lo schema dello scontro tra comunismo e anticomunismo-famiglia-chiesacattolica non ci finisca nuovamente dentro il segretario del pd, Pier Luigi Bersani. Di tutto hanno bisogno gli italiani. Ma non di sentirsi ripetere la manfrina di vent'anni fa che ci ha portato a questo disperato stato di continuo presente i cui responsabili sono riusciti a rubare i sogni ad una intera generazione di ragazzi.
Siglato l’accordo tra Cnr e ministero dell’Ambiente
Mercurio, nasce il Centro di riferimento nazionale

21.12 - Il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per la costituzione di un Centro nazionale di riferimento sul mercurio, che avrà sede presso l’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr. Il Centro verrà candidato dall’Italia nell’ambito del prossimo Unep Governing Council (Unep Gc) come organismo internazionale di riferimento a supporto degli organi deputati al controllo e monitoraggio dell’attuazione della Convenzione internazionale sul mercurio.
Diversi gli obiettivi dell’accordo. “Il Centro coordinerà il programma di osservazione a scala globale messo a punto nell’ambito del progetto europeo ‘Global Mercury Observation System’ e del programma Geo (Group of Earth Observation), dichiara Nicola Pirrone, direttore dell’Iia-Cnr, “curando tutte le attività inerenti la validazione, il reporting e la divulgazione dei dati secondo i criteri che verranno stabiliti dalla convenzione internazionale in via di approvazione al prossimo Unep Gc”. Il nuovo organismo avrà anche compiti di controllo, previsione e formazione. “Aggiorneremo su base annuale il registro delle emissioni a scala globale, svilupperemo modelli per l’analisi degli scenari futuri di riduzione delle emissioni e forniremo assistenza tecnica, soprattutto verso i Paesi in via di sviluppo, attraverso training periodici e implementando le misure necessarie a ridurre le emissioni e a promuovere il monitoraggio delle concentrazioni in aria e nelle precipitazioni”, conclude Pirrone.
Il Centro di riferimento sul mercurio sarà costituito da un comitato di gestione che comprenderà rappresentati del ministero dell’Ambiente e del Cnr, e opererà attraverso un comitato scientifico internazionale, un segretariato e una struttura tecnica che si avvarrà delle professionalità dei ricercatori, tecnologi e tecnici dell’Iia-Cnr e delle sue infrastrutture di laboratorio.
Enea, bilancio di sette anni di "certificati bianchi"

21.12 - Nel corso del convegno “Certificati bianchi. Bilanci e proposte a sette anni dall’avvio”, che si è tenuto in ENEA, sono stati presentati i risultati ottenuti a conclusione del primo ciclo del meccanismo di incentivazione, relativo al periodo 2005-2012. In questi sette anni, l’ENEA ha valutato proposte che hanno complessivamente ottenuto 17,04 milioni di titoli di efficienza energetica, corrispondenti a circa 1,7 miliardi di euro. Per realizzare un simile risultato l’ENEA si è dovuta dotare di un’organizzazione interna in cui lavorano circa 40 persone, con uno specifico sistema informativo per la gestione delle proposte. Tali attività sono state condotte nell’ambito di una convenzione con l’autorità per l’energia elettrica e il gas.
Durante il convegno, inoltre, sono state illustrate le principali novità introdotte dal decreto di rinnovo del meccanismo dei certificati bianchi, in corso di emanazione, oltre all’avvio di un dibattito con gli operatori finalizzato all’individuazione degli snodi procedurali su cui intervenire per rendere il meccanismo sempre più efficace e tempestivo nel riconoscimento dei titoli.
L'Italia è stata la prima nazione al mondo ad avere applicato il meccanismo dei Certificati Bianchi, un sistema alquanto complesso che produce un aumento di efficienza negli usi finali di energia imponendo obiettivi di risparmio energetico ai grandi distributori di elettricità e gas. Sono proprio questi, che per dimostrare il raggiungimento dei propri obiettivi, devono entrare in possesso di un determinato numero di titoli di efficienza, i cosiddetti certificati bianchi, a cui possono accedere grazie a contrattazioni bilaterali con società di servizi energetici, che hanno ottenuto i titoli grazie alla realizzazione di interventi di risparmio energetico, oppure accedendo ad un apposito mercato gestito dal GME (Gestore mercati energetici).
L’ENEA sarà direttamente coinvolta nella rielaborazione delle regole per l’accesso al meccanismo nel prossimo ciclo 2013-2016. Considerata la mole di attività finora svolta, le competenze acquisite, la rete di contatti ormai consolidati sia con i grandi distributori che con le società di servizi energetici, l’ENEA si vedrà attribuire ulteriori incarichi oltre alle normale attività istruttoria, quali l’esecuzione delle verifiche ispettive, campagne formative-informative di sensibilizzazione e promozione dello strumento, elaborazione di guide settoriali, il coinvolgimento nella fase istruttoria dei grandi progetti (interventi di grande respiro che fanno risparmiare più di 35.000 tep all’anno), predisposizione di una banca dati sugli interventi da rendere disponibile online.
Dal processo di rielaborazione delle nuove regole ci si aspetta un potenziamento del meccanismo di incentivazione coerentemente con la centralità che l’efficienza energetica riveste per la Strategia Energetica Nazionale, come strumento più idoneo per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei consumi energetici europei al 2020 e per il rilancio dell’economia italiana.
I Certificati Bianchi sono ritenuti infatti indispensabili per la programmazione energetica nazionale e costituiscono il principale strumento con cui le imprese possono finanziare - in tutto o in parte - gli interventi “che fanno risparmiare energia”.

"Rapporto sulle economie del Mediterraneo" dell’Issm-Cnr
Primavere arabe: non nascono dalla crisi ma la aggravano

21.12 - Lo scoppio delle cosiddette primavere arabe non deriva dalla crisi economica globale: i due fenomeni hanno radici diverse. Questa una delle conclusioni del "Rapporto sulle economie del Mediterraneo" curato dall’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Issm-Cnr), giunto quest’anno all’ottava edizione. “Non vi è coincidenza fra le aree della sponda sud-orientale del Mediterraneo in cui le rivolte si sono verificate e gli effetti negativi della crisi economica globale”, chiarisce Paolo Malanima, direttore dell’Issm-Cnr.
“Nei paesi dell’Africa settentrionale e del vicino Oriente, infatti, i tassi di crescita, pur ridottisi rispetto agli anni immediatamente precedenti il 2008, sono tuttavia rimasti positivi e superiori al 2 per cento nel 2009 e addirittura al 4 nel 2010. La crisi del debito pubblico riguarda, più i paesi nord-mediterranei, che quelli della riva sud-orientale, e anche l’inflazione, più volte citata come causa delle insurrezioni, in nessuno di questi paesi si è allontanata dalle medie calcolate nell’anno precedente alle rivolte, in Egitto era al 10 per cento, al 4 in Algeria e Tunisia e addirittura inferiore all’1 per cento in Marocco”.
Dopo la grave crisi economica dei primi anni ottanta, Tunisia, Algeria ed Egitto hanno avviato riforme economiche e accorciato le distanze dai paesi latini, anche se si è trattato di una crescita basata su turismo, rimesse degli emigrati ed esportazioni energetiche, più che su nuovi settori produttivi.
La ‘primavera araba’ è piuttosto un fenomeno complesso e articolato, le cui cause vanno ricercate in un intreccio di fattori, tra cui il perdurare di sistemi politici che hanno favorito forti discriminazioni fra i cittadini. “Molti paesi del Nord Africa hanno conosciuto nell’ultimo decennio notevoli progressi economici, di cui però ha beneficiato solo un’esigua minoranza”, precisa il direttore dell’Issm-Cnr, “la forbice poi è particolarmente evidente se ci si sposta dalle zone costiere a quelle interne. Oltre il 10 per cento della popolazione in Libia, Siria ed Egitto ha un reddito pro capite inferiore al 60 per cento del reddito medio, e la disoccupazione si attesta attorno ad un livello del 10 per cento”.
Questi dati forniscono senza dubbio un’immagine attendibile del disagio sociale, ragione di fondo delle rivoluzioni arabe. Non ci sono dubbi, invece, sulla relazione inversa, quella fra trasformazione politica e conseguenze economiche. “Alle economie coinvolte, le rivoluzioni sono costate 75 miliardi di dollari, cioè fra il 15 e il 20 per cento del Pil dei quattro paesi più colpiti dalle rivolte. Inoltre nel breve periodo si prevede un arresto della crescita in Tunisia, un modesto progresso in Egitto e una caduta in Siria e Libia, dove le esportazioni di petrolio sono precipitate del 40 per cento alla fine del 2011. Le situazioni ancora incerte in questi paesi, tuttavia, rendono difficile l’azzardare pronostici, ma occorrerà modernizzare le istituzioni economiche e favorire competitività e dinamismo, indipendentemente dal colore politico o religioso del potere che vi si consoliderà”, conclude Malanima.
Staminali riprogrammate in laboratorio "correggono" l'amiotrofia spinale

21.12 - Certe malattie sono causate da un difetto del Dna. Da tempo gli scienziati fanno esperimenti con le cellule staminali per tentare di correggere questi difetti genetici, e sconfiggere quindi la malattia. Un passo significativo nella direzione di una cura è stato compiuto nei laboratori del Centro Dino Ferrari, che unisce i ricercatori dell'Università degli Studi di Milano e della Fondazione Ca' Granda Policlinico di Milano. I ricercatori sono riusciti a correggere in laboratorio delle cellule staminali ricavate da alcuni pazienti colpiti da atrofia muscolare spinale (Sma): queste cellule, differenziate in motoneuroni (cioè, proprio quelle cellule danneggiate nella Sma) sono state impiantate in un modello animale della malattia e ne hanno migliorato i sintomi.
I risultati dello studio – supportato da Telethon – sono appena stati pubblicati sulla rivista scientifica Science Translational Medicine*. Il responsabile della ricerca è Giacomo Pietro Comi, medico e professore associato di neurologia, a capo del laboratorio di Genetica nella sezione di neuroscienze del Dipartimento di fisiopatologia e dei trapianti e vicedirettore del Centro Dino Ferrari. Il gruppo di ricerca comprende anche scienziati del laboratorio di genetica e bioinformatica dell’IRCCS Eugenio Medea di Bosisio Parini (Lecco). Stefania Corti (il primo autore della pubblicazione) e i suoi colleghi si sono concentrati sulle cosiddette cellule staminali pluripotenti indotte, la cui recente scoperta è valsa il Premio Nobel per la medicina 2012 a Shinya Yamanaka. L'obiettivo era “riparare” in laboratorio il difetto genetico causato dalla malattia del paziente: per farlo, i ricercatori hanno aggirato il problema del gene difettoso, modificando un altro gene simile.
La Sma è causata da una mutazione sul gene SMN1 e si trasmette con modalità recessiva: la mutazione del gene SMN1 riduce le quantità della proteina SMN, che a sua volta porta a una degenerazione dei motoneuroni così come ad una progressiva paralisi muscolare. La SMA è la prima causa genetica di mortalità in età infantile e la prevalenza dei portatori sani nella popolazione è di 1/40. Attualmente non ci sono terapie efficaci per curare o rallentare la malattia. Esiste però nel Dna umano un altro gene molto simile, chiamato SMN2: la differenza sostanziale tra i due è di un solo nucleotide, ovvero di un singolo “mattoncino” che costituisce la lunga elica del Dna. I ricercatori quindi, usando oligonucleotidi (piccole sequenze di Dna create in laboratorio) hanno modificato il gene SMN2 contenuto nelle cellule staminali per farlo funzionare come un gene SMN1 sano. I motoneuroni ottenuti dalle staminali ricavate da pazienti con Sma e non modificate presentavano i segni della malattia, mentre i motoneuroni derivati dalle cellule corrette presentavano forma e funzioni simili a quelli delle cellule normali.
«Questo studio – commentano i responsabili della ricerca – dimostra la fattibilità del generare cellule staminali paziente-specifiche e di ottenere cellule altamente differenziate come i motoneuroni che siano anche geneticamente corrette. Si aprono così nuove possibilità terapeutiche non solo per la Sma, ma anche per altre malattie neurodegenerative simili, come la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e altre malattie neuromuscolari».
Accordo INGV – DLTM per le tecnologie marine
21.12 - Siglato un accordo per la ricerca sulle scienze marine tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e il Distretto Ligure delle Tecnologie Marine (DLTM). La collaborazione tra i due Enti nasce dalla considerazione che, in Italia, una delle più importanti iniziative europee (il progetto EMSO – European Multidisciplinary Seafloor and water column Observatory) è coordinata dall’INGV.
Grazie a questa sinergia si potranno migliorare le attività sperimentali di ricerca sullo studio dei fenomeni che interessano i fondali e lo stato di salute delle acque, lo sviluppo di prototipi di sensori, l’istituzione di infrastrutture congiunte finalizzate allo sviluppo tecnologico.
“La disponibilità di misure biologiche, chimiche, oceanografiche e geofisiche - spiega il presidente dell'Ingv, Stefano Gresta - offre la possibilità agli studiosi di applicare un approccio multidisciplinare innovativo allo studio di diversi fenomeni e delle loro interazioni. Questo approccio potrà dare contributi fondamentali alla modellazione e quindi alla comprensione dei processi naturali. Uno dei siti di EMSO nello Ionio ospita l’unico nodo dell’infrastruttura europea attualmente operativo in tempo reale. L’altro sito in acque liguri, ha necessità di essere implementato in cooperazione con la Francia e l’accordo con il DLTM va in questa direzione”.
A sua volta il presidente di DLTM, Giovanni Lorenzo Forcieri ha sottolineato l’importanza dell’accordo, evidenziando la connessione tra gli obiettivi della ricerca marina e quelli delle imprese riunite nel Distretto ligure, in particolare quelle specializzate nel campo della sensoristica e della robotica marina. Il Presidente del DLTM ha spiegato, infine, che l’accordo sarà la base per costruire nuove importanti congiunzioni tra il sistema della ricerca e il tessuto imprenditoriale regionale, e rafforzerà le collaborazioni già attivate fra i due Enti, come il recente finanziamento di nove assegni di ricerca in convenzione tra INGV, DLTM ed imprese aderenti al Distretto. www.heos.it

giovedì 20 dicembre 2012

 San Raffaele, create molecole che fermano l'Hiv
21.12 - Un gruppo di ricercatori dell'ospedale San Raffaele di Milano ha sviluppato alcune molecole (peptidi) che sono capaci di impedire la penetrazione del virus hiv nelle cellule. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista 'Chemistry & Biology'. Le nuove molecole sono destinate a diventare in un prossimo futuro i mattoni per la produzione di nuovi microbicidi capaci di agire sulle mucose e quindi impedire al virus dell'Hiv di infettare l'organismo.

Progetto Watbio
L'Ue scommette sulle colture che tollerano la siccità

20.12 - L'acqua è la componente più importante per la crescita delle piante, ma non sempre. Un gruppo di ricercatori britannici ha scoperto che alcune piante possono sopravvivere con meno acqua, per cui adesso stanno lavorando per sviluppare colture in grado di sopportare meglio la siccità, specificamente per bioenergia e bioprodotti. L'attività di ricerca fa parte del progetto Watbio ("Development of improved perennial non-food biomass and bioproduct crops for water stressed environments") finanziato nell'ambito del tema "Prodotti alimentari, agricoltura e pesca, e biotecnologia" del Settimo programma quadro (7° PQ) dell'UE con ben 9 milioni di euro. Coordinato dall'Università di Southampton nel Regno Unito, il consorzio Watbio, pertanto, sta studiando la produttività delle culture in un clima futuro.
I ricercatori avvertono che sia la disponibilità sia la qualità dell'acqua sono le preoccupazioni principali riguardo ai cambiamenti climatici, specialmente in termini di quello che il futuro ha in serbo per le società. L'acqua è strumentale per aiutare gli agricoltori a determinare la produzione delle colture. La produttività, per esempio, durante la siccità del 2003 in Europa è scesa del 30%. Il terreno coltivabile in Europa è vittima dell'insufficienza di acqua per irrigare, quindi sviluppare colture resistenti alla siccità è ai primi posti dell'agenda europea.
I partner del progetto Watbio, con vari settori di competenza come la coltivazione delle piante, le conoscenze accademiche e il lavoro commerciale, hanno messo in evidenza le seguenti colture non alimentari da usare - dopo essere state modificate geneticamente - per l'energia, ossia: pioppo, miscanthus e canna gigante.
"Il nostro obiettivo principale è caratterizzare la grande quantità di variazioni del DNA in queste colture sotto-utilizzate e sfruttarle per produrre colture migliori", ha detto al Cordis, la professoressa Gail Taylor, direttore di ricerca per le scienze biologiche all'Università di Southampton. "Fino a cinque anni fa questo progetto non sarebbe stato possibile perché il sequenziamento del DNA era relativamente costoso. Adesso stiamo sequenziando il genoma di oltre 50 alberi di pioppo, raccolti in luoghi diversi in Europa, comprese le zone aride del sud", ha aggiunto. "Da questo possiamo identificare piccoli cambiamenti che potrebbero indicare la sopravvivenza in ambienti difficili. Queste varianti di DNA possono poi essere usate nei programmi di coltivazione e ci permettono di sfruttare il potere della biologia molecolare senza la necessità di colture GM".
Commentando l'importanza dei finanziamenti UE e come questo studio porterà vantaggi all'Europa attraverso lo sviluppo di nuove colture resistenti alla siccità, Magnus Hertzberg della SweTree Technologies (Svezia), partner Watbio, ha spiegato al Cordis: "La ricerca biologica condotta dopo Crick e Watson ha rivelato che la struttura e la funzione del DNA ha raggiunto un punto nel quale possiamo aspettarci grandi progressi nella coltivazione delle piante. Questi fondi dell'UE hanno reso possibile una grande collaborazione tra scienziati che si occupano di ricerca nelle università e aziende che portano i benefici alla società".

mercoledì 19 dicembre 2012

Dichiarazione Segretario dell'ADI Francesco Vitucci
"Non vogliamo più sentir parlare di tagli all'Università
e alla Ricerca"


19.12 - Il segretario dell'Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani ), Francesco Vitucci, oggi ha diramato la seguente nota in ordine alla crisi dell'Università italiana. Scrive Vitucci: "Se anche il Ministro Profumo è preoccupato siamo davvero nei guai. Se un ministro ti dice che l'Università è strangolata, fallirà, non riuscirà a pagare le bollette e i dipendenti, allora la situazione è ormai a un passo, un solo passo, dal collasso finale. Ma la cosa più grave è che oggi il Governo ci sta dicendo che discutere di società della conoscenza, di investimento nei ricercatori, giovani e non, precari e non, di come l'Università debba essere un volano di democrazia, cultura e (anche, ma solo anche) crescita è come discutere del colore delle vele quando la nave sta affondando. Questo non cancella il nostro entusiasmo, non spegne la nostra passione per la ricerca ma rafforza in noi una convinzione: se c'è qualcuno che non sa tenere la nave sulla giusta rotta, che manda questa nave a schiantarsi sugli scogli della crisi, noi non solo sapremo ricostruirla ma ne dipingeremo le vele del colore più bello".

Quindi Prosegue: "Una cosa deve essere chiara a chi guiderà questo Paese nel prossimo futuro, a qualunque forza politica appartenga: non vogliamo più sentir parlare di tagli. Abbiamo smascherato tutte le bugie che ci sono state propinate per giustificare queste politiche: non è vero che abbiamo troppi studenti, non è vero che abbiamo troppi dottorandi, non è vero che abbiamo troppi ricercatori, non è vero che l'Università e la Ricerca Italiana vanno male, non è vero che i poveri pagano l'università ai ricchi".

La nota si conclude così: "Questo è il messaggio che vogliamo lanciare a chi si appresta ad affrontare una delle situazioni più delicate e umilianti della nostra storia: non vogliamo più sentir parlare di tagli, neanche nella crisi più nera, perché, proprio nella crisi, la conoscenza è la via di salvezza".
Iniziata la digitalizzazione dei volumi in collaborazione con il ministero dei Beni e attività culturali
e con Google
Sapienza, per il libro antico il futuro è in rete

19.12 - Migliaia di libri antichi e volumi rari hanno lasciato gli scaffali delle biblioteche Sapienza per essere digitalizzati e resi fruibili sul web. Il primo carico ha già lasciato l’università il 20 novembre: si tratta di un lotto di 3000 libri. Si prevede di poter digitalizzare i primi 35.000 volumi nell’arco di un anno, iniziando dalla collezione di libri antichi che vanno dal 1500 al 1700, e fino al 1872 (limite temporale imposto dalla legislazione internazionale sui diritti degli autori e degli editori).

Tutto il materiale digitalizzato sarà visibile in GoogleBooks, mentre i file originali saranno consegnati alla Sapienza per implementare la Sapienza Digital Library e saranno disponibili in rete per la consultazione rapida, sia su richiesta degli studiosi per ricerche più approfondite o per consentire il riuso delle immagini. Il progetto prevede l’invio di circa 3.000 volumi al mese e per tutto il tempo della custodia fuori di Sapienza, ogni carico spedito avrà copertura assicurativa offerta da Google. Le attività di digitalizzazione si svolgeranno, per ciascun lotto di libri, nell’arco temporale massimo di 60 giorni: le operazioni saranno perciò relativamente brevi; ai laboratori interni della Sapienza saranno comunque affidati i volumi che a causa delle condizioni di conservazione o di formati particolari che rallenterebbero i ritmi di lavoro.

Il materiale è stato selezionato dallo staff del Sistema Bibliotecario Sapienza che in questa prima fase “pilota” è coinvolto con 10 biblioteche, rappresentative di tutte le aree disciplinari: il lavoro preparatorio ha permesso di completare l’informazione sui molti fondi storici, spesso frutto di lasciti e non ancora presenti nei cataloghi informatizzati: si tratta di una grande opportunità per valorizzare il patrimonio librario della Sapienza, ricco di testi a stampa originali relativi alla ricerca scientifica in tutti i campi del sapere.
Le Biblioteche della Sapienza coinvolte nel progetto sono: Biblioteca centrale di Architettura, Biblioteca di Filosofia, Biblioteca di Matematica “G. Castelnuovo”, Biblioteca Centrale di Economia, Biblioteca centrale di Ingegneria, Biblioteca di Scienze della Terra, Biblioteca di Storia della Medicina, Biblioteca di Biologia ambientale Biblioteca di Biologia e biotecnologie Charles Darwin, Biblioteca di Fisica.
Finanziamento di 24 milioni di euro dai fondi regionali europei
Sicilia, decolla l'industria dei moduli Fv a strato sottile


18.12 - La Commissione europea ha approvato un investimento di 24,5 milioni di euro a titolo dei fondi strutturali per un massiccio investimento in un impianto industriale a Catania, dove verranno prodotte cellule e moduli fotovoltaici basati sulla cosiddetta tecnologia a strato sottile. Il progetto permetterà di produrre nell'impianto etneo 240 MegaWatt all'anno di cellule e moduli fotovoltaici basati sulla tecnologia delle cellule multigiunzione con film di silicio sottile; tali cellule dovranno poi servire per produrre energia solare per uso domestico e industriale.
Il Commissario per la politica regionale Johannes Hahn ha commentato così la decisione: “Il finanziamento di progetti di questo tipo rientra nel quadro di una politica regionale moderna e rivolta al futuro come la nostra. Noi puntiamo a sostenere l'eccellenza in questo settore e vogliamo contribuire a trasformare delle eccellenti idee in opportunità economiche per la regione. Questo progetto non solo farà nascere nuovi posti di lavoro nella regione, ma aiuterà anche l'Italia a rispettare i propri obblighi in materia di promozione dell'energia rinnovabile."
L'investimento è reso possibile da un programma denominato "Energie rinnovabili ed efficienza energetica" riservato alle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. L'Unione europea, tramite il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), contribuirà al progetto catanese con poco più di 24,5 milioni di euro. L'investimento totale per l’intero programma, compresi i fondi nazionali, si aggira sui 537 milioni di euro. Il progetto contribuirà a rafforzare il sistema produttivo italiano nel settore della tecnologia delle energie rinnovabili e a creare e tutelare posti di lavoro altamente qualificati. Circa 243 posti di lavoro verranno infatti preservati in seno alla joint venture 3SUN, cui vanno aggiunti 151 nuovi posti di lavoro che verranno creati nei prossimi anni. Una volta realizzato per intero, il progetto contribuirà alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra grazie alla commercializzazione di moduli per la produzione di energia elettrica da fonte solare.
Osservata la "clerocinesi", nuovo tipo divisione cellulare

19.12 - Un gruppo di ricercatori dell'università del Winsconsin (Usa) ha scoperto la "clerocinesi", ossia una nuova modalità naturale di divisione cellulare. Il meccanismo funziona come un sistema di sicurezza messo a punto dal processo evolutivo per impedire che eventuali, anomale divisioni cellulare portino alla formazione di cellule figlie malate.

martedì 18 dicembre 2012

La città dei Sassi diventa multimediale

18.12 - Visitare Matera e i suoi monumenti guidati da un filmato con voce narrante animato dal touch screen di telefonino o ipad. La Città dei Sassi, patrimonio dell’Unesco, si offre al visitatore per la prima volta in 3D, in una nuova veste, virtuale e hi tech, grazie al progetto ‘Matera città narrata’ coordinato dall’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali del Consiglio nazionale delle ricerche (Itabc-Cnr), presentato oggi presso la Società geografica italiana a Roma.
Un sito web (www.materacittanarrata.it) permette di pianificare la visita e di scaricare anche un pacchetto di applicazioni per dispositivi mobili, quali cellulari, tablet, ipad, una volta giunti sul luogo.
“Il progetto, integrato, multidisciplinare e multidimensionale offre un ricco ventaglio di contenuti: audio, immagini attuali e d’epoca, ricostruzioni, testimonianze di cittadini e personaggi famosi, guidando il visitatore nel centro storico tra palazzi nobiliari, chiese, piazze e nei Sassi tra grotte e chiese rupestri”, spiega Eva Pietroni, coordinatrice del progetto e ricercatrice dell’Itabc-Cnr. “Un approccio innovativo di valorizzazione culturale dell’area, per i siti di eccellenza e per il patrimonio diffuso: contesti archeologici, storico-artistici, naturalistici, antropici. Per la prima vota è stata realizzata una ricostruzione 3D di Matera su scala urbana e territoriale per nove epoche storiche”.
La home page si apre con un film sulla Matera di oggi, il menù è diviso in quattro sezioni: siti, itinerari, lo scorrere del tempo e testimonianze. La mappa interattiva copre trentuno monumenti dalla Cattedrale al Castello Vecchio, dal convento di San Domenico alle chiese di San Giovanni Battista e San Nicola dei Greci. Sei percorsi ed escursioni portano dai Sassi Barisano e Caveoso fino a dietro la Gravina, al Castello Tramontano e alla casa Ortega. La sezione storica parte dal Pleistocene per arrivare a oggi, mentre tra i testimonial intervengono Gillo Dorfles, Lina Wertmuller, Lucio Dalla, Margherita Granbassi e i bambini materani.
Al progetto, finanziato dall'Azienda per la promozione turistica della Basilicata e parte dell’iniziativa ‘Cultura Basilicata’, hanno collaborato altri istituti Cnr: di scienze e tecnologie della cognizione, di ricerche sulle attività terziarie, per i beni archeologici e monumentali e per le tecnologie didattiche.
“Ogni utente può entrare nel sito in modo semplice, in italiano, inglese e tedesco e nel formato che preferisce e scaricare le informazioni in base alla tecnologia in suo possesso”, conclude la Pietroni. “Si può accedere al database per ricerche mirate o seguire dei percorsi guidati di tipo narrativo. Le risorse sono raccolte nell'area download, ma sono anche disseminate nelle varie sezioni narrative. I formati comunicativi, le metafore e lo stile sono stati scelti per creare un prodotto diverso dalle tradizionali guide descrittive”. Il progetto è per tutti gli utenti dotati di qualunque dispositivo mobile e capacità tecnologica.
Edifici a uso produttivo: Regione, Confindustria, Ance
e Ingegneri firmano l'intesa per la prevenzione antisimica

18.12 - Sottoscritto oggi in Regione a Venezia un protocollo d’intesa finalizzato all’attuazione di azioni coordinate per favorire interventi di prevenzione, miglioramento e adeguamento antisismico degli edifici ad uso produttivo esistenti nel territorio regionale. Il protocollo è stato firmato dall’assessore regionale Massimo Giorgetti, dal vicedirettore di Confindustria Veneto, Italo Candoni, dal presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) del Veneto, Luigi Schiavo e dal presidente della Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto, Roberto Scibilia
La firma dell’accordo di oggi deriva dalla necessità di mettere in atto un’efficace azione di prevenzione per scongiurare in futuro il ripetersi di situazioni tragiche come quelle vissute anche nel maggio scorso in Emilia e nei territori confinanti del Veneto. Un’azione che ha l’obiettivo di rendere più sicuro il territorio attraverso costanti verifiche statiche degli edifici e con investimenti mirati.
L'accordo di oggi segue quello dello scorso luglio tra Confindustria, Associazione Nazionale Costruttori Edili e Federazione Ordini Ingegneri del Veneto quando definirono una collaborazione per effettuare insieme delle verifiche sull’efficienza e la stabilità degli edifici produttivi esistenti ai fini sismici, a cui far seguire eventuali interventi di miglioramento o messa a norma strutturale.
E’ prevista la costituzione di un tavolo di lavoro per definire iniziative finalizzate alla messa in sicurezza degli edifici, eseguire monitoraggi e screening gratuiti, avviare una campagna di informazione, promuovere la ricerca per
l’innovazione tecnologica nel campo dei materiali e delle tecnologie costruttive, trovare soluzioni più efficaci e meno dispendiose per l’adeguamento antisismico degli immobili esistenti.
www.gazzettadiverona.it

Mediterraneo, Medio Oriente e regione del Sahel
Il cambiamento climatico potrà causare
le guerre dell'acqua


18.12 - Un team internazionale di ricercatori provenienti da 14 istituzioni si è riunito nei giorni scorsi per presentare e discutere i risultati di uno studio di 3 anni su acqua, guerra e sicurezza nel Mediterraneo, in Medio Oriente e nella regione del Sahel in Africa. Il dibattito è parte del progetto CLICO, che riunisce per la prima volta alcuni dei più importanti ricercatori al mondo su risorse idriche, vulnerabilità e studi su pace e sicurezza. Il progetto analizza le dimensioni sociali del cambiamento climatico e delle guerre connesse all'acqua, e in che modo queste influiscono sulla sicurezza nazionale e dell'uomo.
Il progetto è stato guidato dall'Istituto di scienza e tecnologia ambientale (ICTA) dell'Universitat Autònoma di Barcellona (UAB) e finanziato dal tema "Scienze socio-economiche e umanistiche (SSH)" del Settimo programma quadro (7° PQ) dell'Unione europea.
Si prevede che nei prossimi anni gli effetti del cambiamento climatico si intensificheranno nel Mediterraneo e nelle regioni circostanti. I ricercatori dicono che questo aumenta le possibili minacce alla sicurezza delle popolazioni, in particolare quelle più vulnerabili a siccità o inondazioni. In passato, personalità di alto profilo hanno discusso del pericolo di "guerre dell'acqua" e del cambiamento climatico come minaccia alla sicurezza nazionale.
I risultati del progetto CLICO, tuttavia, hanno constatato che questo tipo di discorsi semplificano eccessivamente una realtà complessa. I cambiamenti climatici e quelli alle risorse idriche sono importanti ma giocano solo un ruolo secondario nei conflitti e nell'insicurezza se confrontati a fattori politici, economici e sociali. Secondo la ricerca, è poco probabile che i paesi con buone istituzioni sperimentino violenze a causa dell'acqua e le popolazioni in paesi con sistemi di previdenza sociale e sicurezza civile forti soffriranno molto meno a causa dei disastri climatici in confronto a quelle in paesi che ne sono sprovvisti.
I risultati del progetto sono stati presentati alla conferenza finale CLICO a Cipro, che si è svolta contemporaneamente alla conferenza EWACC 2012 (Energia, acqua e cambiamento climatico). Durante la conferenza sono state stabilite raccomandazioni politiche per aumentare la sicurezza delle popolazioni e sono state proposte nuove idee su politiche pubbliche e intese istituzionali necessarie a promuovere la pace e la sicurezza con condizioni climatiche e idriche mutevoli. Tra gli argomenti discussi c'era anche la relazione tra siccità, inondazioni e aumento del livello del mare e conflitti sociali, il ruolo delle istituzioni e gli accordi internazionali e le politiche di adattamento per la sicurezza umana.
Gli studi CLICO hanno accertato che la vulnerabilità delle popolazioni deriva da cause più profonde che precedono eventi catastrofici, come povertà, mancanza di accesso all'istruzione e corruzione nelle istituzioni politiche e amministrative. I ricercatori al lavoro sul progetto CLICO hanno scoperto che lo sviluppo riduce i violenti conflitti interni per l'acqua e, in alcuni casi, riduce l'espansione dell'agricoltura su larga scala, che potrebbe anche essere una fonte di tensioni e conflitti sociali.
Una migliore distribuzione della ricchezza, maggiore protezione sociale, accesso universale alla giustizia e più alti livelli di democrazia possono aiutare molto a migliorare la sicurezza umana e a ridurre gli scoppi di conflitti sociali.
Frost & Sullivan: l'energia nucleare
è indispensabile per ridurre le emissioni


18.12 - L’incidente di Fukushima ha sollevato due questioni chiave in Europa. La prima è: vale ancora la pena utilizzare l’energia nucleare considerando il problema delle scorie e le questioni relative alla sicurezza? E poi: può l’Europa, in mancanza dell’energia prodotta grazie al nucleare, ridurre la propria dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas e raggiungere i propri obiettivi per il clima? Una nuova analisi di Frost & Sullivan, European Nuclear Power Sector, indica che l’energia nucleare è la risposta all’esigenza di raggiungere gli aggressivi target europei per le emissioni di biossido di carbonio e i combustibili fossili. Nonostante i rischi ambientali, l’energia nucleare mostra del potenziale per ridurre le emissioni e la dipendenza dai combustibili fossili e pertanto costituirà un elemento importante del mix energetico europeo nel 2020.
“È difficile immaginare che l’Europa possa progressivamente eliminare l’energia nucleare dal suo mix energetico, nonostante la posizione antagonista di Paesi come Germania, Svizzera, Italia e Belgio, in cui probabilmente ci sarà ostracismo rispetto allo sviluppo dell’energia nucleare - osserva Neha Vikash, Energy & Power Supplies Research Analyst di Frost & Sullivan -. Il nucleare avrà un ruolo attivo nella produzione di energia in Europa e nel raggiungimento degli obiettivi ambientali della regione.”
Il numero di nuovi progetti di costruzione di centrali nucleari, nonostante l’incidente di Fukushima, continua ad essere il più alto degli ultimi due decenni – sebbene l’Asia sia in testa per numero di centrali, gli Stati Uniti hanno approvato la prima nuova costruzione dal 1970. Francia, Finlandia, Regno Unito e Svezia hanno tutte confermato il proprio impegno nei confronti dell’energia nucleare. Nell’Europa Centrale e Orientale, anche Polonia, Romania e Repubblica Ceca intendono procedere con nuove unità, dotate di maggiori controlli di sicurezza.
“Anche se alcuni impianti verranno chiusi, gli stati membri come Regno Unito e Finlandia porteranno avanti degli standard di sicurezza migliori e sosterranno la costruzione di nuove centrali nucleari nei prossimi 4-5 anni - afferma Vikash -. Oltre alle nuove costruzioni, questi Paesi si concentreranno anche sull’aumento della quota di elettricità prodotta, a partire da fonti rinnovabili, e sulla diminuzione della propria dipendenza dai combustibili fossili.” L’energia nucleare resterà un candidato primario nella valutazione dell’Europa delle proprie possibilità per ridurre le emissioni di carbonio.
La cattura e sequestro del carbonio (CCS) potrebbe potenzialmente ridurre la dipendenza da carbone e gas. Tuttavia, questa tecnologia si trova ancora in uno stadio nascente e sono pochi i progetti dimostrativi che sono stati implementati. Le fonti rinnovabili rappresentano la migliore opzione al momento, ma hanno costi rilevanti. Inoltre, le fonti rinnovabili non riusciranno a compensare la produzione di energia su larga scala, attualmente sostenuta dal nucleare, fino al prossimo decennio.
“La dipendenza dalle importazioni, specialmente dal gas proveniente dalla Russia, è politicamente pericolosa - conclude Vikash -. Pertanto, l’energia nucleare sarà una delle poche alternative rimaste all’Europa per riuscire a coprire il proprio fabbisogno energetico e, allo stesso tempo, mantenersi sulla strada giusta verso il raggiungimento dei propri obiettivi per il cambiamento climatico.”
Usa, costruito il primo pacemaker naturale

18.12 - Un gruppo di ricercatori del Cedars-Sinai Heart Institute di Los Angeles (California, Usa) ha realizzato il primo pacemaker naturale nel cuore di un topo. Gli scienziati hanno riprogrammato le cellule normali che sono state così in grado di correggere i difetti del battito cardiaco. La ricerca è stata pubblicata su Nature Biotechnology.
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Ricerca nella "nano" frontiera, Lecce vince in Europa

Nella foto, da sinistra, Daniele Sanvitto con un collega

18.12 - Prende il via oggi ai laboratori NNL (National nanotechnology laboratory) dell'Istituto nanoscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (CnrNano) di Lecce, il progetto POLAFLOW, ricerca di frontiera che si è aggiudicata uno dei prestigiosi finanziamenti dello European Research Council dedicati alle migliori idee di ricerca del continente europeo. Il progetto si svilupperà in cinque anni di ricerca finanziati con un milione e mezzo di euro, e l'obiettivo di studiare fenomeni quantistici come i fluidi di polaritoni in materiali semiconduttori. Capofila del progetto Daniele Sanvitto giovane ricercatore di CnrNano, che coordinerà anche i partner internazionali Università Autonoma di Madrid e Fondazione FORTH di Creta.
Acronimo di Polariton condensates: from fundamental physics to quantum based devices, POLAFLOW è dedicato allo studio di particelle quantistiche, dette polaritoni, nei materiali semiconduttori. "Si tratta di particelle che nascono dalla forte interazione tra luce e materia" spiega Daniele Sanvitto di CnrNano, "e che permettono ai fisici di studiare una classe di fenomeni quantistici particolari, come la superfluidità in condensati di Bose-Einstein, che fino a pochi anni fa si osservavano solo in sistemi a temperature prossime allo zero assoluto". 
"Il nostro progetto apre un settore promettente e inesplorato, lo studio dei polaritoni nei semiconduttori, con possibili ricadute in dispositivi di carattere tecnologico oltre che di fisica fondamentale" prosegue Sanvitto, che conclude: "Grazie alle tecniche di spettroscopia avanzata messe a punto nei nostri laboratori studieremo il comportamento superfluido dei polaritoni nei semiconduttori. Il passo successivo sarà realizzare porte logiche basate su fluidi di polaritoni, in pratica dispositivi che pur essendo fatti di materiale semiconduttore, come gli attuali processori, saranno totalmente alimentati dalla luce".
Tetraplegica con il pensiero muove il robot
18.12 - La rivista britannica Lancet ha pubblicato uno studio in cui i ricercatori della facoltà di medicina dell'università di Pittsburgh (Pennsylvania,Usa) spiegano come hanno impiantato alcuni sensori nella corteccia cerebrale di una donna di 53 anni, tetraplegica, paralizzata dalla testa in giù. La donna, grazie a questi sensori, è riuscita a muovere un braccio robotico controllandolo con il proprio pensiero.
Luci accese nei Musei Archeologici Nazionali di Parma, Marzabotto e Ferrara e nel municipium romano di  Veleia, con esposizioni straordinarie e visite guidate gratuite a tema
Natale, Capodanno ed Epifania in archeologia

18.12 - Cultura antica, jogging tra i monumenti etruschi e romani, e maratona tra i musei archeologici di Parma, Ferrara, Marzabotto e Veleia. Questo il menù preparato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna in occasione delle prossime festività natalizie. Aperti sia a Natale che a Capodanno il Museo Archeologico Nazionale di Parma (dalle 14 alle 20) e il Museo Nazionale Etrusco e area archeologica di Marzabotto (9-13 e 14-17,30); chiusi a Natale ma aperti il 1 Gennaio il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara (dalle 9 alle 19) e gli scavi dell’antica città romana di Veleia (dalle 9 alle 16) Il Museo Archeologico Nazionale di Parma (Palazzo della Pilotta, info 0521.233718), aperto sia il 25 dicembre sia l’1 gennaio dalle 14 alle 20, espone in via eccezionale la Tazza d’Oro rinvenuta lo scorso marzo a Montecchio Emilia (nella foto).
Uno straordinario reperto risalente all'Età del Bronzo antico (XVIII-XVII sec. a.C.) di cui non esistono eguali in Italia e pochissimi confronti nel mondo. Inoltre il Primo Gennaio, alle 14, visita guidata gratuita incentrata sulla Tabula alimentaria. Flavia Giberti e Fabiola Sivori conducono il pubblico alla scoperta di questo straordinario manufatto, la grande tavola di bronzo (m 1,38 x 2,86) rinvenuta nel 1747 a Veleia che testimonia l’istituzione per la città degli alimenta, cioè di un prestito ipotecario concesso dall'Imperatore Traiano, direttamente dal proprio patrimonio personale, ai proprietari fondiari della zona per mantenere i figli minorenni, legittimi e non, indigenti
Il Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto (Via Porrettana Sud 13, info 051.932353) è a Natale e a Capodanno dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17.30. Il 25 dicembre, alle 15, visita guidata gratuita condotta da Silvana Sani dedicata ai "Culti e santuari della città etrusca di Kainua" mentre il giorno di Capodanno spetta a Simona Carosi (sempre alle ore 15) guidare il pubblico alla scoperta dei "Riti di passaggio: dalla vita alla morte, dalla giovinezza all'età adulta, dal paesaggio incolto alla forma urbana” Si potrà brindare al Nuovo Anno anche al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara (via XX Settembre 122, info 0532.66299), aperto dalle 9 alle 19 con due visite guidate gratuite: alle ore 9.30 Paola Desantis guida i visitatori "Dall'abitato alla necropoli.
Capolavori della ceramica attica nel percorso dalla città dei vivi a quella dei morti" mentre alle ore 15 Valentino Nizzo parla de "Il Museo che visse due volte. Itinerari d’arte, storia e archeologia al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara” Si può cominciare l’anno all’insegna della cultura anche sull’Appennino piacentino, all’Antiquarium e scavi dell’antica città romana di Veleia aperto a Capodanno dalle 9 alle 16 (Strada Provinciale 14, località Veleia Romana a Lugagnano Val d’Arda (PC), info 0523.807113) Tutti i Musei Archeologici Nazionali di Parma, Ferrara, Marzabotto e Sarsina e le zone archeologiche di Veleia e della Villa Romana di Russi sono infine regolarmente aperti domenica 6 Gennaio, giorno dell’Epifania.


lunedì 17 dicembre 2012

Il rumore del terremoto
17.12 - Durante un sisma si possono udire dei boati durante o anche poco prima della scossa: cosa dicono i sismologi? Patrizia Tosi, Paola Sbarra e Valerio De Rubeis, ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), hanno appena pubblicato un interessante lavoro dal titolo: “Earthquake sound perception”, cioè “La percezione del rombo sismico” sulla prestigiosa rivista “Geophysical Research Letters”. Gli scienziati hanno analizzato 77.000 questionari macrosismici sugli effetti dei terremoti recenti italiani, compilati dai cittadini attraverso sito internet www.haisentitoilterremoto.it  .
Fin dai tempi antichi il rombo era annoverato tra gli effetti del terremoto. Oggi sappiamo che il rumore è causato proprio dal passaggio delle onde sismiche dal terreno all’aria. L’effetto acustico, chiamato anche rombo sismico, era stato però trascurato sia da Mercalli sia dagli altri studiosi degli effetti dei terremoti, per le intrinseche difficoltà nel registrare il fenomeno. Oggi, grazie alla diffusione di internet, il contributo dei cittadini può sostituire una costosa rete di sensori. L’analisi statistica dei dati così ottenuti ha mostrato che l’andamento della percezione del rombo rispetto alla distanza dall’epicentro segue una legge analoga a quella degli altri effetti del terremoto. Per questo motivo è possibile utilizzare anche tale effetto per caratterizzare l’impatto dei terremoti sul territorio. Inoltre i dati mostrano che il 40% delle persone afferma di aver sentito il rombo prima dell’inizio dello scuotimento. Questa osservazione si spiega con la diversa velocità di propagazione delle onde sismiche: le prime onde che arrivano (onde P) a volte sono più difficili da percepire come vibrazione, rispetto alle più lente onde S, ma possono produrre un suono udibile. È questo il motivo per cui gli animali domestici, con l’udito molto più sensibile rispetto all’uomo, possono fuggire spaventati pochi secondi prima dell’inizio dello scuotimento.
Una recente spedizione geofisica, promossa da Dta/Cnr e Sapienza, rivela la natura geologico-strutturale dell’area tra le più attive per terremoti in tutto il Mediterraneo
Stretto di Messina pericoloso crocevia di faglie attive

17.12 - La mattina del 28 Dicembre del 1908, un violento terremoto seguito da tsunami devastò la regione adiacente lo Stretto di Messina causando più di sessantamila vittime. Quale sia stata la sorgente sismica che causò il terremoto del 1908 ed il successivo tsunami, è ancora motivo di dibattito. Nel corso dei secoli, diversi forti terremoti si sono succeduti in quest’area, oggi densamente popolata. Risulta dunque evidente la necessità di comprendere al meglio l’assetto strutturale dell’area per una corretta valutazione del rischio sismico e geologico.
Un passo in avanti verso la comprensione delle strutture attive che interessano l’area dello Stretto di Messina è stato fatto grazie ad uno studio geologico-geofisico condotto con la nave oceanografica Urania (campagna TIR10, ottobre 2010), da un gruppo di ricerca dell’ Università Sapienza di Roma, degli Istituti di Scienze Marine (Ismar), di Geologia Ambientale e Geoingegneria (Igag) e per l'Ambiente Marino Costiero (Iamc) del Cnr, e dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Durante la campagna di ricerca, sponsorizzata dal Dipartimento di Scienze del sistema Terra e tecnologie per l'ambiente (Dta/Cnr) per un rilancio del Progetto Crop (Crosta Profonda), sono stati acquisiti nell’area dello Stretto e del margine tirrenico orientale nuovi profili di sismica a riflessione multicanale e dati batimetrici multifascio.
Esperti al capezzale della legge Ue sui brevetti biotech
17.12 - La Commissione europea istituirà un nuovo team di 15 esperti per esaminare lo sviluppo e le implicazioni della legge sui brevetti nel campo della biotecnologia e dell'ingegneria genetica. Il gruppo sarà formato da esperti nel settore del diritto della proprietà intellettuale (in particolare la legislazione dei brevetti e dei diritti sulle varietà vegetali), di ricerca e sviluppo pubblico e industriale, scienze della vita (compresa la coltivazione di piante e l'allevamento di animali) e biotecnologia. Il loro ruolo sarà esaminare le implicazioni della legge sui brevetti e fornire competenze legali e tecniche di alta qualità, che aiuteranno la Commissione con i suoi obblighi di relazione. Il team di esperti sarà fondamentale per consigliare la Commissione su una serie di questioni riguardanti la direttiva (98/44) del Consiglio dei ministri dell'UE e del Parlamento europeo sulla protezione legale delle invenzioni biotecnologiche, la cosiddetta “Direttiva per i brevetti biotecnologici”. Un punto particolarmente sensibile è in che modo la direttiva influenza l'accesso ai dati sul genoma umano e le possibili restrizioni sulla ricerca e le applicazioni per le quali questi dati potrebbero essere usati. Il ruolo degli esperti sarà assistere e consigliare la Commissione europea nelle sue attività di relazione e sulla protezione legale delle invenzioni biotecnologiche (rif. “Direttiva 98/44/CE”).
Anche la biomassa ha bisogno
di un certificato di qualità “green”

17.12 - Da un progetto Cnr-Ivalsa nasce un metodo innovativo per controllare la tracciabilità della biomassa e migliorarne la qualità. Dallo studio, pubblicato su Wood Science and Technology, emerge che il 16% dei materiali a base di legno è contaminato da cadmio, cloro, cromo, rame, mercurio e piombo oltre i livelli di soglia. Nell’opinione comune siamo abituati ad associare la parola biomassa a qualcosa di ecologico ma non è detto che sia sempre così. Cosa sappiamo infatti dell’origine di questo prodotto?
Per rispondere a queste e ad altre domande è nato “BiQueen-Biomasse di qualità”, studio condotto dall’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche (Ivalsa-Cnr) di San Michele all’Adige, in collaborazione con l’Università di Trento, l’Istituto dei materiali per l’elettronica e il magnetismo del Cnr, la Fondazione Bruno Kessler, il Distretto tecnologico trentino (Habitech) e l’Università di Poznan. I risultati della ricerca, durata due anni, sono stati pubblicati sulla rivista “Wood Science and Technology” e presentati recentemente nel corso di un convegno sul tema a Trento. Il monitoraggio della biomassa dei prodotti a base di legno e delle ceneri derivanti dalle combustioni sperimentali è stato eseguito tramite spettroscopia nel medio infrarosso (Ft-Ir) e tramite fluorescenza a raggi X (Ed-Xfr).
Obiettivo Ue: riduzione del 50%
“Cari consumatori sprecate troppo cibo”

17.12 - Obiettivo: ridurre lo spreco e la quantità di cibo che l'industria e i consumatori europei buttano via ogni anno. Per evidenziare la quantità di cibo sprecato senza motivo, uno chef di una delle principali aziende di catering olandesi ha recentemente preparato un menù usando alimenti che avevano raggiunto la data di scadenza in un grande supermercato. Il menù consisteva in una zuppa di pomodoro e peperone, un'insalata di fagiolini e patate e un frullato di fragole, kiwi e banana ed è stato esaminato dallo scienziato alimentare olandese Toine Timmermans dell'Università di Wageningen, nei Paesi Bassi. L'iniziativa dell'UE, con a capo il professor Timmermans, rientra nel progetto Fusions, che ha come obiettivo un migliore controllo degli sprechi e un uso più efficiente delle risorse, dal produttore al consumatore.
Quando i fisici "comunicano" la scienza


17.12 - Un’indagine dell’Irpps-Cnr rivela che circa l’80% dei fisici italiani di enti di ricerca e università si è occupato almeno una volta di divulgazione scientifica negli ultimi tre anni. Le modalità preferite, conferenze, festival e attività con le scuole. Al terzo posto, le attività di comunicazione svolte attraverso stampa e internet. Tutti i risultati della ricerca saranno presentati domani, nel corso di 'Ricercare e comunicare' che si tiene in Area di ricerca del Cnr di Milano, in via Bassini 15, alle 9. La comunicazione verso il grande pubblico è un’attività da cui gli scienziati non possono prescindere: quasi l’80% dei fisici italiani ha avuto negli ultimi tre anni almeno un’esperienza di divulgazione. È quanto risulta da un’indagine dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpps-Cnr), commessa 'Comunicazione della scienza ed educazione' (ComeSe) ( http://www.irpps.cnr.it/com_sci/  ), in collaborazione con il Centro interuniversitario Agorà scienza di Torino ( http://www.agorascienza.it/  )
L’indagine ha riguardato 5.335 ricercatori: 2.353 universitari, 1.500 attivi presso il Cnr, 832 presso l’Infn e 650 all’Inaf, con risposte che hanno superato il 40% dell’universo intervistato. Si è svolta tramite metodologia Cawi (Computer-Assisted Web Interview) e ha riguardato modalità, obiettivi, target delle attività di comunicazione e relazione tra scienza e società.
Ma perché intervistare proprio i fisici? “All’interno del panorama scientifico italiano è una comunità unitaria e con forte senso di appartenenza, che si è sempre confrontata con la comunicazione”, dichiara Adriana Valente, ricercatrice dell’Irpps-Cnr che ha realizzato l’indagine insieme a Loredana Cerbara, Sveva Avveduto (Irpps-Cnr) e Alba L’Astorina dell’Istituto per il rilevamento magnetico elettromagnetico dell’ambiente (Irea-Cnr). “E che sin dall’uso del nucleare a scopo militare si è trovata a dover affrontare la questione dell’impatto della scienza sulla società”.
I ricercatori privilegiano due modalità di comunicazione: incontri in conferenze, festival e mostre e attività di formazione rivolte al mondo della scuola. “All’Infn e all’università queste ultime sono la forma prioritaria, cui partecipa circa la metà degli intervistati. Cnr e Inaf prediligono eventi come la Notte dei Ricercatori per il 55% al Cnr e per il 62% all’Inaf”, prosegue Sveva Avveduto, direttore dell’Irpps. “Le attività tramite stampa e media si posizionano al terzo posto, seguite da interventi via internet come blog, forum o newsletter. All’ultimo posto dibattiti e confronti diretti a società civile, politici, amministratori, imprese, che oscillano tra il 10 e il 20%”.
Qualunque sia la modalità scelta, gli intervistati si occupano di divulgazione a titolo prevalentemente volontario. “Circa il 60% ha organizzato un evento e oltre l’80% vi ha partecipato in maniera spontanea e senza alcun supporto finanziario”, precisa Alba L’Astorina. “Inoltre circa il 90% non ha mai frequentato un corso di formazione in comunicazione, che la stragrande maggioranza riterrebbe utile”. Quasi tutti i ricercatori intervistati sono consapevoli della complessità del linguaggio scientifico, specie della fisica, e dichiarano di prestarvi attenzione. Ma quale aspetto dell’attività scientifica sarebbe particolarmente utile comunicare? Nessun dubbio per la maggioranza dei fisici dei quattro enti: il metodo scientifico e la visione del mondo che ne consegue. Al secondo posto le ricadute pratiche e sull’economia (32,55%), opzione che al Cnr raggiunge il 40,8% dei consensi. Agli ultimi posti il lavoro quotidiano del ricercatore e il carattere internazionale della scienza.
Progetto “Bluegenics”, organismi marini
per combattere l'osteoporosi

17.12 - L'UE ha avviato un progetto integrato su vasta scala chiamato “BlueGenics” per combattere l'osteoporosi. Il progetto mira a trovare negli organismi marini gli elementi genetici per nuovi farmaci che potrebbero aiutare a prevenire e curare gravi malattie umane come l'osteoporosi. Il progetto “BlueGenics” ha ricevuto un finanziamento di 6 milioni di euro dalla Commissione europea. Grazie a un team internazionale di ricerca, coordinato da Werner E.G. Müller dell'Istituto di chimica fisiologica del Centro medico dell'Università di Magonza, l'intento è quello di identificare e utilizzare i progetti genetici ricavati dagli organismi marini. Tra questi ci saranno spugne degli abissi e batteri per la produzione di sostanze importanti dal punto di vista biomedico.
Questo permetterà ai ricercatori di fare un uso sostenibile delle risorse marine senza avere un impatto negativo sulla biodiversità. Al riguardo il prof. Müller, ha detto al Cordis: «Come possiamo vedere, finanziando questo progetto di ricerca congiunto su vasta scala l'Unione europea ha riconosciuto la necessità di compiere ogni sforzo per sviluppare nuovi farmaci efficaci per la prevenzione e la cura di malattie comuni per le quali mancano ancora terapie valide, come ad esempio l'osteoporosi. BlueGenics riunisce importanti ricercatori provenienti da nove paesi. Le competenze uniche e complementari apportate da questi ricercatori e le loro attrezzature all'avanguardia forniscono un'eccellente base per poter raggiungere gli obbiettivi».
 Sperimentazione del vaccino contro la leucemia:
primi risultati positivi

17.12 - Resi pubblici i primi risultati per curare la leucemia con un vaccino WT1 DNA (gene Wilms' Tumor 1, acido deossiribonucleico), e sono positivi. Il team dell'Università di Southmapton (Regno Unito) fa sapere che i risultati mostrano forti risposte degli anticorpi specifici del vaccino nei pazienti vaccinati nell'ambito dell'esperimento. I primi risultati fanno parte della seconda fase di un esperimento in cui saranno selezionati 31 soggetti per lo studio sulla leucemia mieloide cronica (LMC). È il primo studio di ricerca che associa una vaccinazione a DNA con la somministrazione di antigeni WT1 con elettroporazione, con lo scopo di stimolare livelli alti e duraturi di risposte immunitarie. I risultati potrebbero portare allo sviluppo di migliori risultati clinici per la leucemia. I ricercatori hanno anche identificato le reazioni delle cellule immunitarie T, come le cellule killer T, sottolineando che le reazioni degli anticorpi e delle cellule T sono segnali forti del potenziale del vaccino a DNA per curare la malattia.
“ALMA “ misura la dimensione dei grani di polvere cosmica intorno a stelle mancate
Un pianeta roccioso non si nega mai, neanche alle “brune”

17.12 - Alcuni astronomi, usando ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) hanno trovato per la prima volta nella zona esterna di un disco di polvere che circonda una nana bruna grani di polvere della dimensione di un millimetro simili a quelli che si trovano nei dischi più densi intorno alla stelle neonate. La sorprendente scoperta sfida le teorie di formazione dei pianeti rocciosi, con dimensioni simili alla Terra, e suggerisce che i pianeti rocciosi, nella galassia, possano essere ancora più comuni del previsto. Si pensa che i pianeti rocciosi si formino per mezzo di collisioni casuali di quelle che inizialmente sono particelle microscopiche nel disco di materiale che circonda la stella che le portano ad aderire tra loro. Questi piccoli granelli, la polvere cosmica, sono simili a fuliggine molto sottile o alla sabbia. Nelle regioni intorno a una nana bruna - un oggetto stellare ma troppo piccolo per brillare come una stella - gli astronomi pensavano che i grani di polvere non potessero crescere perché i dischi erano poco densi e le particelle si sarebbero mosse troppo in fretta per incollarsi le une alle altre dopo la collisione. Inoltre, le teorie prevalenti dicono che ogni grano che riesce a formarsi si muove rapidamente verso la nana bruna centrale, sparendo dalle zone esterne del disco, dove invece potrebbe essere rivelato.
Un filo di rame per combattere le infezioni
17.12 - Alcuni ricercatori nel Regno Unito hanno scoperto che il rame ha la capacità di prevenire la trasmissione orizzontale dei geni la quale alimenta la diffusione di infezioni globali resistenti agli antibiotici. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista statunitense “mBio”. Gli scienziati dell'Università di Southampton (Regno Unito) sostengono che il trasferimento genico orizzontale (TGO) nei batteri ha un ruolo di primo piano nello sviluppo della resistenza agli antibiotici, il che è un problema per gli scienziati che stanno cercando modi di curare le infezioni associate alle cure sanitarie (healthcare-associated infections o HCAI). Nonostante il fatto che il TGO emerge in vari ambienti, come autobus, carrelli, maniglie di porte e superfici che vengono toccate con frequenza, il rame non solo ferma questo processo ma uccide anche i batteri al contatto.
Cancro al seno, scoperta la proteina che regola migrazione
e invasività
17.12 - Che il tumore al seno sia una delle neoplasie più frequenti nella popolazione femminile nonché la seconda causa di decesso dopo il carcinoma al polmone, è cosa nota da tempo. Ma quali siano i meccanismi e le proteine coinvolte nell’aumentata migrazione e invasività delle cellule tumorali è tuttora oggetto di diverse ricerche. Un passo verso una maggiore conoscenza di tali meccanismi arriva da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Laboratorio Nazionale CIB dell’AREA Science Park di Trieste, coordinato dal professor Claudio Schneider, ordinario al Dipartimento di Scienze Mediche e Biologiche dell’Università di Udine e direttore di LNCIB. La scoperta ha messo in luce come la capacità migratoria delle cellule dipendente dal citoscheletro dei microtubuli richiede la funzione di una specifica proteina chiamata GTSE1. Lo studio, pubblicato sulla rivista PLOS ONE, si è avvalso della collaborazione del gruppo di ricerca coordinato da Anthony Hyman, direttore del Max Planck Institute for Molecular Cell Biology and Gentics di Dresda.
L’aggressività e la formazione di metastasi nel carcinoma al seno sono favorite dalla “deregolazione” di due processi chiave: la migrazione e l’adesione cellulare, fenomeni biologici collegati tra loro e regolati dai microtubuli. Questi ultimi sono filamenti del citoscheletro cellulare, in pratica un sistema di strutture collocate all'interno del citoplasma di una cellula che ne costituisce l'impalcatura. Finora non si conosceva quali fossero le proteine associate ai microtubuli in grado di controllare la dinamica delle adesioni cellulari focali, ovvero dei punti di contatto che tengono la cellula aderente a un tessuto e le impediscono di staccarsi, migrare e invadere altri tessuti.