10.12 - Un ulteriore passo in avanti verso la risoluzione del paradosso dello “Xenon (Xe) mancante” – cioè l’inspiegata scomparsa dall’atmosfera terrestre di una cospicua quantità di questo elemento, presente in natura in forma di “gas nobile”, che negli ultimi decenni ha fatto arrovellare specialisti di diverse discipline – è stato portato a compimento grazie allo studio condotto da un gruppo di ricerca internazionale di cui fa parte Carlo Gatti, ricercatore presso l’Istituto di scienze e tecnologie molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche (Istm-Cnr). Nello studio, pubblicato su “Nature Chemistry”, si ipotizza che il gas “Xe” sia “imprigionato” nelle viscere della Terra.
«La scoperta rappresenta un possibile punto di svolta nella spiegazione di questo paradosso scientifico e apre nuove prospettive rispetto al comportamento chimico dello Xenon e alla sua reattività», spiega Gatti, unico italiano del team guidato da Artem Oganov della Stony Brook University di New York (Usa). Aggiunge: «Il lavoro pubblicato dimostra che tale gas, pressoché inerte in condizioni ambientali, è in grado di creare legami chimici, costituendo composti quali ossidi e silicati, a patto che si trovi ad una pressione atmosferica di almeno 830mila atmosfere, quale quella che si manifesta spontaneamente all’interno del mantello terrestre».
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