già 8.000 anni fa
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Sopra, nella foto, Hambledon Hill nel Dorset (Regno Unito) |
30.07 - I primi agricoltori europei utilizzavano pratiche molto più sofisticate nella coltivazione dei loro terreni di quanto ritenuto fino ad oggi. Un gruppo di ricerca guidato dall'Università di Oxford ha scoperto che gli agricoltori neolitici concimavano e innaffiavano i loro raccolti, già ottomila anni fa.
Le nuove scoperte, pertanto, fanno uscire di scena quello che si è ritenuto
certo fino ad oggi, ossia che il letame fosse stato utilizzato come
fertilizzante a partire dall’età del Ferro se non in epoca romana. La nuova
ricerca mostra che livelli arricchiti di azoto-15, un isotopo stabile abbondante
nel letame, sono stati trovati nei cereali e semi carbonizzati prelevati da 13
siti neolitici in tutta Europa. I risultati sono pubblicati nella rivista
Proceedings of National Academy of Sciences .
Lo studio suggerisce che gli agricoltori neolitici usassero il letame delle loro mandrie di bovini, ovini, caprini e suini come fertilizzante a lento rilascio per le colture.
La tecnica della concimazione però ha anche altri risvolti che ci fanno capire meglio l’organizzazione delle società neolitiche. La concimazione infatti comporta un investimento a lungo termine in un terreno coltivabile, perché lo sterco rilascia lentamente le sue sostanze a beneficio delle colture. Gli autori della ricerca concludono che gli agricoltori neolitici riconoscevano il valore intrinseco dei terreni gestiti in modo intensivo e che cercavano di mantenerli a favore dei loro discendenti.
Lo studio suggerisce che gli agricoltori neolitici usassero il letame delle loro mandrie di bovini, ovini, caprini e suini come fertilizzante a lento rilascio per le colture.
La tecnica della concimazione però ha anche altri risvolti che ci fanno capire meglio l’organizzazione delle società neolitiche. La concimazione infatti comporta un investimento a lungo termine in un terreno coltivabile, perché lo sterco rilascia lentamente le sue sostanze a beneficio delle colture. Gli autori della ricerca concludono che gli agricoltori neolitici riconoscevano il valore intrinseco dei terreni gestiti in modo intensivo e che cercavano di mantenerli a favore dei loro discendenti.
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