27.02 - Le più estese colture geneticamente modificate si trovano nei Paesi emergenti, tanto che per la prima volta hanno superato quelle dei Paesi industrializzati. Il dato emerge dal rapporto pubblicato dal Servizio internazionale per l'acquisizione delle applicazioni nelle biotecnologie per l'agricoltura (Isaaa). Dopo il pareggio dello scorso anno, che vedeva le colture biotech divise al 50% tra Nord e Sud del mondo, è avvenuto il sorpasso dei Paesi emergenti, che nell'arco di un anno si sono attestati sul 52% delle coltivazioni.
Non era mai accaduto nulla del genere da quando sono state introdotte le prime colture di questo tipo, circa 20 anni fa. Il rapporto calcola che in 20 anni le superfici coltivate con piante biotech siano aumentate di 100 volte, raggiungendo complessivamente 170,3 milioni di ettari contro 1,7 milioni di ettari del 1996, anno in cui sono state commercializzate le prime piante geneticamente modificate.
Dal 1996 al 2011, si legge nel rapporto, la produzione mondiale ha acquisito un valore di 98,2 miliardi di dollari, ha evitato l'uso di 473 milioni di chilogrammi di pesticidi e contribuito ad alleviare la povertà di 15 milioni di piccoli coltivatori, per un totale di 50 milioni di abitanti delle aree più povere del mondo.
Al primo posto nel mondo per la crescita nelle coltivazioni gm c’è il Brasile, con 36,6 milioni di ettari coltivati. Segue l'Argentina, con 23,9 milioni di ettari. Quindi il Sudan e Cuba, che hanno inaugurato i primi campi nel 2012. In Europa sono 5 i Paesi che hanno coltivazione gm e la Spagna è al primo posto (con oltre 116.000 ettari nel 2012), seguita da Portogallo, Repubblica ceca, Slovacchia e Romania. Complessivamente le colture di mais gm in Europa occupano 129.071 ettari (il 13% in più dal 2011).
Nessun commento:
Posta un commento