Dall’università Sapienza di Roma messo a punto un test a servizio della medicina legale
per la diagnosi delle morti da asfissia
04.09 - Le cronache sono ricche di casi in cui i
patologi forensi sono spesso chiamati a rispondere sulle possibili cause di
morte in assenza di segni evidenti sul cadavere che possano ricondurre al motivo
specifico del decesso. Uno studio condotto all’università Sapienza di Roma,
pubblicato sulla prestigiosa rivista International Journal of Legal Medicine,
propone al riguardo l’impiego di un nuovo marcatore, rilevabile nel tessuto
polmonare mediante tecniche “immunoistochimiche”, in grado di contribuire alla
diagnosi differenziale di morte per asfissia meccanica acuta, ovvero nei casi di
impiccamento, strangolamento, soffocamento, annegamento, intasamento. Questo
nuovo marcatore potrebbe diventare un elemento di prova e contribuire in modo
dirimente in quelle diagnosi di asfissia dove è importante escludere, per
esempio, il sospetto di infanticidio dalla morte improvvisa del neonato, o di
omicidio volontario nella morte per cause naturali dell’anziano, nel caso - ad
esempio - in cui siano coinvolti interessi economici e testamentari.
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