martedì 1 ottobre 2013

Il gesuita camuffato da esploratore
Matteo Ricci, Li Madou

02.10 - A Pechino, a pochi passi dalla sala d’ingresso del palazzo che ospita la scuola ideologica per i quadri del comitato centrale, in mezzo al grande cortile interno su cui affacciano i vari edifici della scuola di partito, c’è un piccolo cimitero con una ventina di tombe antiche. È qui che riposa Matteo Ricci, “Italicus maceratensis”, come indica l’alta lapide scritta in latino e in cinese già due volte spezzata e restaurata, la prima volta al tempo della rivolta dei Boxer (1900) e poi ad opera delle guardie rosse della rivoluzione maoista. Sembra quasi uno scherzo del destino, questa tomba del grande missionario gesuita custodita con grande rispetto nel cuore della fucina ideologica dell’ultimo impero comunista.

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