23.10 - Per rilanciare e sostenere l'innovazione
e la competitività in Europa è fondamentale colmare il divario tra istituti di
ricerca e aziende private. Ma come far avvicinare tra loro questi due mondi
assai diversi tra loro? È stato questo l’argomento spinoso di un acceso
dibattito al quinto summit europeo sull'innovazione, svoltosi a Bruxelles di
recente. Molti scienziati trovano difficile rapportarsi con le aziende. Il
perseguire obbiettivi diversi spesso allontana una delle parti, se non entrambe.
Soprattutto in materia di ricerca di base. Commentando la diffidenza tra imprese
e scienziati, il capo consulente scientifico UE, Anne Glover, ha detto al Cordis:
«Dobbiamo ristabilire la fiducia tra tutte le parti interessate. Molti
scienziati pensano che le imprese vogliono semplicemente sfruttarli
commercialmente».
Dall’altra parte della barricata ecco che i
leader industriali rinfacciano agli scienziati di non comprendono il mondo
reale, di essere riluttanti a condividere i propri risultati, di non essere in
grado di lavorare con le ridotte tempistiche aziendali. Glover sostiene che se
questi atteggiamenti dovessero proseguire, l'Europa si lascerebbe sfuggire i
benefici degli investimenti nella ricerca e le aziende europee diventerebbero
meno competitive. La diffusa ed errata convinzione che l'economia europea sia
dominata da grandi aziende multinazionali è uno dei tanti ostacoli verso il
successo che le piccole e medie imprese (PMI), che costituiscono oltre il 99 %
di tutte le aziende europee, devono affrontare.
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